martedì 17 dicembre 2013

BCN - L'esordio.


Caro diario,

Sai che esiste un buco nero fra le quinte e il palco, prima di un'esibizione?
È una barriera spazio/tempo attraverso la quale devi passare per forza... ma è anche come una specie di piccole verme, un anisakis della memoria, che ti fora in miliardi di punti il cervello, già in pappa per l'emozione. Se sei scaltro, avvezzo al pubblico e, soprattutto, hai potere su te stesso, puoi addirittura fargli una linguaccia e vincere l'oscar come miglior performer esistente.
Ma se ti chiami Roby Roger, ti esibisci per la prima volta dopo un secolo e, al posto del sangue, che pare mancasse quando mi hanno "fatta", montano solo un mare di emozione, ecco che è l'anisakis che debutta sul palco al posto tuo.

E tu dimentichi. Chi sei. Come ti chiami. E perchè poi sei vestita in quel modo!
Ma sei capace. Te lo ricordi in "zona Cesarini" - leggi in extremis - e rimedi ordinando al corpo di fare quello che sa. Solo il viso non ascolta mai e la dimenticanza, più l'emozione, son tutte dipinte sulla tua faccina truccata per l'occasione. Ne esce una figura austera, gli altri pensano sia voluto... qualcuno avrebbe voluto vedere il tuo sorriso. Peccato averlo lasciato nel camerino insieme alle mille espressioni provate alla perfezione solo poche ore prima.
Caro mio, questo preambolo sta a dirti che Burlesque Cabaret Napoli è
finalmente una realtà.
Un collettivo, una piccola avanguardia, come piace dire a me.
Tre, che è il numero perfetto:
Roby Roger, Fanny Damour e Sery Page.


Il burlesque italiano pare sia in agonia. La moda lo ha fagocitato e appiattito. Molte donne, dopo le prime tre lezioni, già fondano scuole e portano avanti workshop, sminuendo quello che si acquisisce negli anni. Per carità, resta sempre un'arte giocosa, nessuno, esibendosi nel burlesque, ha cambiato mondi, scoperto pennicilline e fatto risorgere Lazzari di sorta, però voler limitare una cultura poliedrica in due mossettine e un occhiolino, pure è troppo, believe me.
A Napoli lo scenario è del tutto assente, a parte poche esibizioni intermittenti di altre performer.
In realtà siamo anche stanche di catalogare questa corrente. Diciamo che stiamo cercando di far dialogare le arti visive, quelle del costume e del teatro, in modo da mostrare i più lati della medaglia e poterci esprimere al meglio secondo le nostre passioni e competenze.

In questo momento siamo in pieno fermento... in pieno tam tam...
Siamo sedute intorno al fuoco creativo e chiamiamo a raccolta tutti quelli che vogliono venire a scambiare con noi... non solo a Napoli.
Stiamo trasmettendo questa energia, già in molti se ne sono resi conto ed escono allo scoperto.
Si lo so, sembro uno stregone e magari pensi che siamo presuntuose, ma c'è bisogno di aggregazione culturale, di nuovo come 20 anni fa... perchè non farla anche col cabaret?
E poi vanno educati i genitori! I miei sono scappati indignati dopo la mia prima esibizione, manco mi avessero vista a carponi, leccante il palo della lap dance, mentre un omone sbavante mi metteva i soldi nella mutandina! Argh! E io che pensavo che la mia mamma sarebbe andata in brodo di giuggiole per i costumi! Di strada da fare ce n'è e la vogliamo far crescere e contaminare.
Così poi avrò tante cose da scriverti, si' cuntent'? :)

Sentiamoci Mr. Reinhardt, va'!
E dolci sogni.